Un furto spettacolare al cuore dell’arte europea, un bottino imperiale e un mistero internazionale.
Il colpo messo a segno al Louvre ha fatto il giro del mondo: otto gioielli appartenenti all’epoca napoleonica sono spariti in meno di cinque minuti. Ma ciò che scuote la Francia non è solo il gesto criminale: tra le teorie più clamorose emerse online e nei retroscena della stampa, c’è chi ipotizza un coinvolgimento estero. E tra i possibili “registi”, qualcuno punta il dito verso la Russia. Il motivo? Il valore simbolico dei pezzi rubati e il legame profondo tra la figura di Napoleone e certe narrazioni di potere coltivate da Vladimir Putin.
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Nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2025, una banda di ladri ha violato la sicurezza del Louvre e si è introdotta nella celebre Galerie d’Apollon, trafugando otto gioielli di epoca imperiale. Il blitz, durato appena quattro minuti, è stato eseguito con precisione chirurgica: i malviventi hanno utilizzato un cestello elevatore per accedere al piano superiore, hanno tagliato vetri antiproiettile e si sono dati alla fuga su potenti moto, lasciando poche tracce. I media francesi parlano di “furto del secolo”, mentre le autorità si interrogano su falle nella sorveglianza e sul possibile supporto interno.
Le indagini sono in corso, ma già trapelano le prime ipotesi. Secondo Le Monde, gli investigatori non escludono un coinvolgimento straniero. Le modalità del furto – rapide, silenziose, sofisticate – fanno pensare a un’operazione preparata con cura da professionisti internazionali.
Il valore dei pezzi rubati va ben oltre il loro prezzo sul mercato nero. Si tratta di gioielli unici appartenuti a figure centrali della storia francese: tra questi, un collier in diamanti donato da Napoleone a sua moglie Marie-Louise e una spilla appartenuta all’imperatrice Eugénie, moglie di Napoleone III. Ogni oggetto è un frammento prezioso del patrimonio culturale francese e ha un profondo valore identitario.
Rubare questi oggetti non significa solo sottrarre ricchezza: significa colpire l’immagine della Francia nel mondo, la sua storia, il suo orgoglio nazionale. Ecco perché molti, in patria, parlano di gesto “politico” oltre che criminale.
Sebbene non vi siano prove dirette che colleghino Mosca al furto, tra giornalisti e analisti geopolitici si fa largo una suggestione inquietante: e se dietro ci fosse la mano del Cremlino? L’ipotesi, rilanciata anche da blog investigativi e osservatori internazionali, parte da una domanda: chi avrebbe interesse a colpire il cuore simbolico della cultura francese?
Alcuni osservatori suggeriscono che un’azione del genere possa rappresentare una forma di pressione indiretta su Emmanuel Macron, in un periodo già teso nei rapporti tra Parigi e Mosca. Altri parlano di “messaggio simbolico” indirizzato all’Occidente, volto a sottolineare che nessun luogo è davvero al sicuro.
Napoleone Bonaparte non è solo una figura storica francese: per molti leader autoritari del passato e del presente, rappresenta l’archetipo del potere assoluto, della conquista, del controllo. Putin ha spesso fatto riferimento alla grandezza imperiale russa, citando anche figure storiche che hanno sfidato l’Europa. Alcuni storici ritengono che il presidente russo nutra un certo interesse per il modello napoleonico, come esempio di leadership carismatica e centralizzata.
In questo contesto, il furto dei gioielli napoleonici potrebbe assumere – almeno nella mente di chi ipotizza un coinvolgimento russo – un significato più profondo: come un gesto simbolico di conquista culturale o rivalsa storica.
Ad oggi, nessuna rivendicazione è stata fatta, e le autorità francesi mantengono il massimo riserbo. Gli oggetti rubati non sono ancora riapparsi e la pista russa – per quanto suggestiva – rimane una speculazione senza conferme ufficiali.
Il caso resta aperto e l’interesse mediatico cresce. Se nuove prove dovessero emergere, il furto dei gioielli napoleonici potrebbe trasformarsi in molto più di una rapina: un atto carico di implicazioni politiche, storiche e simboliche.