Hulk Hogan è morto a 71 anni: il lato oscuro del wrestling tra infarti e morti premature

Hulk Hogan è morto a 71 anni: cosa rivela la sua scomparsa sul lato oscuro del wrestling

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Hulk Hogan, icona indiscussa del wrestling mondiale, è morto a 71 anni per un arresto cardiaco. La notizia, confermata il 24 luglio, ha sconvolto fan e colleghi in tutto il mondo. Ma oltre all’addio a una leggenda, la sua scomparsa solleva una questione più ampia: perché così tanti wrestler muoiono giovani, spesso per cause cardiache? Le statistiche e i precedenti indicano un problema strutturale che va ben oltre i riflettori del ring.

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Addio a Hulk Hogan, leggenda del wrestling mondiale

Nato come Terry Gene Bollea, Hulk Hogan ha rivoluzionato il wrestling dagli anni ’80 in poi, diventando un simbolo globale tra WWE, film, serie TV e spot pubblicitari. Con il suo look inconfondibile e l’urlo “Whatcha gonna do, brother?”, ha incarnato per decenni lo showman muscoloso americano. Negli ultimi anni aveva affrontato diversi problemi fisici, inclusi dolori alla schiena e un recente intervento al collo nel 2025. Nonostante le rassicurazioni sul suo stato di salute, il 24 luglio è arrivata la tragica notizia della sua morte, avvenuta nella sua abitazione in Florida. Il referto preliminare parla di arresto cardiaco.


Il lato oscuro del ring: i numeri allarmanti sulla mortalità

Secondo uno studio pubblicato su PLOS ONE nel 2014, i wrestler professionisti attivi tra il 1985 e il 2011 hanno mostrato un tasso di mortalità di 708 decessi ogni 100.000 persone‑anno, una cifra circa 15 volte superiore alla media maschile per patologie cardiovascolari. Lo studio, condotto su 557 atleti statunitensi, ha rilevato che il 38% delle morti era legato a problemi di cuore. I dati sono stati raccolti in modo indipendente da registri pubblici e confrontati con standard medici nazionali, rendendo evidente una tendenza fuori norma.

Fonte: PLOS ONE – Wrestling mortality study


Perché tanti wrestler muoiono d’infarto?

I fattori di rischio sono molteplici. Lo stesso studio ha rilevato un indice di massa corporea (BMI) medio pari a 32, con picchi superiori a 37 tra i deceduti, un valore ben oltre la soglia dell’obesità severa. A questo si aggiunge l’uso diffuso di sostanze dopanti, antidolorifici e farmaci per dormire, spesso assunti senza controllo medico. Le tournée incessanti, la pressione psicologica e l’assenza di veri periodi di recupero completano un quadro di stress cronico. Secondo un’analisi pubblicata da TheWeek.com, il wrestling professionistico “esige performance estreme ma fornisce poco supporto sanitario a lungo termine”.

Fonte: TheWeek – Perché muoiono così tanti wrestler?


Da Ultimate Warrior a Jeep Swenson: una lista inquietante

Il caso Hogan non è isolato. Il wrestler James Hellwig, noto come Ultimate Warrior, morì nel 2014 a soli 54 anni per infarto acuto del miocardio causato da grave malattia arteriosa. Jeep Swenson, star del wrestling e attore nel film “Batman & Robin”, morì a 40 anni nel 1997 per un massiccio attacco cardiaco legato all’uso di steroidi. In passato, altri nomi celebri come Eddie Guerrero (38 anni, arresto cardiaco) e Chris Candido (33 anni, complicazioni post-operatorie) hanno perso la vita in circostanze simili. Questi casi tracciano un pattern troppo ricorrente per essere ignorato.


Cosa potrebbe cambiare: prevenzione, controlli, supporto post-carriera

Le federazioni come la WWE hanno introdotto nel tempo politiche di benessere, ma molti atleti lamentano lacune nei controlli, soprattutto dopo il ritiro. Gli esperti suggeriscono l’implementazione di programmi obbligatori di screening cardiologico, consulenze nutrizionali e assistenza psicologica. Anche il supporto economico post-carriera resta una criticità: molti ex lottatori si ritrovano senza copertura medica o previdenza adeguata. La morte di Hogan potrebbe trasformarsi in un punto di svolta, spingendo federazioni e opinione pubblica a ripensare le priorità sanitarie di un settore che muove milioni, ma tutela ancora troppo poco i suoi protagonisti.


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