Un parapendista cinese è stato trascinato da un violento vortice fino a oltre 8.500 metri d’altezza, in condizioni proibitive. Senza ossigeno e a -40 gradi, è riuscito a sopravvivere e ad atterrare. La sua impresa ha dell’incredibile e ora si indaga su eventuali violazioni del regolamento.
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Il 24 maggio 2025, Liu Ge, esperto parapendista cinese, stava sorvolando le montagne Qilian quando è stato improvvisamente risucchiato da un vortice. In pochi istanti, è stato trascinato a un’altitudine di 8.534 metri, oltre la soglia dei cosiddetti “death zone” dell’alpinismo. L’aria rarefatta e le temperature glaciali non gli hanno lasciato il tempo per riflettere: “Mi sono accorto che saliva in fretta, non riuscivo a fermarmi”, avrebbe comunicato via radio durante l’emergenza.
Secondo quanto riportato dalla stampa locale e da testate internazionali, Liu non utilizzava ossigeno supplementare e si è ritrovato improvvisamente in una condizione limite: freddo estremo, ipossia, difficoltà motorie. Un volo che in pochi minuti si è trasformato in una lotta per la sopravvivenza.
Durante l’ascesa, Liu ha mantenuto attiva la radio per comunicare con i compagni e segnalare la sua posizione. Ha raccontato di aver dimenticato di rimettere le mani nei guanti, lasciandole esposte a -40°C. “Stavo congelando, ma dovevo restare lucido” avrebbe dichiarato. Soffrendo di ipossia – la pericolosa carenza di ossigeno – è comunque riuscito a restare cosciente per tutta la durata del volo.
Una volta fuori dal vortice, ha effettuato un atterraggio sicuro, tra lo stupore e la preoccupazione degli altri parapendisti presenti nella zona. Il suo stato di salute, seppur provato, non ha richiesto ospedalizzazione immediata.
L’impresa di Liu Ge richiama alla mente due casi iconici nella storia del parapendio estremo. Nel 2007, la tedesca Ewa Wiśnierska fu risucchiata da un cumulonembo durante una gara in Australia e raggiunse quasi 9.946 metri d’altitudine, perdendo conoscenza e atterrando ricoperta di ghiaccio. Invece, nel 2021, il francese Antoine Girard volò sopra il Broad Peak in Pakistan toccando quota 8.407 metri, ma utilizzava ossigeno ausiliario.
Liu Ge ha superato Girard in altitudine senza ausilio respiratorio, ponendosi in una posizione straordinaria tra i record del parapendio. “Pochissimi sopravviverebbero a un’ascesa simile”, ha commentato l’esperto di volo sportivo Ou sui media cinesi.
L’eccezionale sopravvivenza non ha fermato le autorità cinesi, che hanno aperto un’indagine sull’episodio. Pare infatti che Liu non avesse presentato alcun piano di volo ufficiale, come richiesto dalle normative nazionali per l’attività sportiva in spazi aerei regolati.
La licenza di volo risultava valida, ma l’assenza di autorizzazione per quel tipo di manovra – e in condizioni meteorologiche potenzialmente pericolose – ha sollevato interrogativi. I regolamenti cinesi in materia sono rigidi, soprattutto dopo alcuni incidenti avvenuti negli anni precedenti.
Al momento, non è stata formalizzata alcuna sanzione, ma l’episodio potrebbe innescare un aggiornamento dei protocolli per il volo libero.
Volare in parapendio oltre gli 8.000 metri significa esporsi a una combinazione di fattori estremamente pericolosi. Innanzitutto, a quelle quote l’ossigeno atmosferico è meno di un terzo rispetto al livello del mare, il che espone l’organismo a ipossia e perdita di coscienza in pochi minuti. Inoltre, le temperature scendono fino a -40°C o anche oltre, causando ipotermia e congelamenti rapidi soprattutto in parti del corpo esposte come mani, naso e guance.
Altro fattore da considerare è il vento. A quote elevate si intensificano le correnti e i turbamenti atmosferici, che possono generare vortici incontrollabili o trascinare il parapendio fuori rotta. L’equipaggiamento standard raramente prevede bombole di ossigeno, rendendo queste altitudini un territorio di rischio anche per piloti esperti.
Infine, in caso di emergenza, non esiste supporto di soccorso immediato: i parapendisti sono soli e spesso non rintracciabili con precisione satellitare. Ogni manovra deve essere calcolata, e ogni secondo può fare la differenza tra la vita e la morte.
In Cina, l’attività di volo libero – come parapendio e deltaplano – è regolamentata da norme stringenti che prevedono la registrazione dei piloti, la licenza di volo valida, e l’autorizzazione preventiva per lo spazio aereo utilizzato. Le regole si sono intensificate dopo diversi incidenti avvenuti negli ultimi anni, anche in occasione di manifestazioni sportive.
In particolare, per volare in aree montuose come le Qilian Mountains, è necessario presentare un piano di volo dettagliato alle autorità dell’aviazione civile e ottenere una conferma scritta. Voli in condizioni meteorologiche avverse o senza autorizzazione sono considerati violazioni gravi.
Nel caso di Liu Ge, secondo quanto riportato dai media cinesi, l’autorizzazione non era stata richiesta e ciò ha innescato l’attuale indagine. Le conseguenze potrebbero includere sanzioni amministrative o una sospensione temporanea della licenza.