«Sì, questo è l’appartamento. Come vede, non è lontano» dice Vladimir Putin all’anchorman Pavel Zarubin prima di varcare la soglia dorata dell’alloggio presidenziale accanto ai suoi uffici nel Cremlino. La clip, andata in onda su Rossiya 1 e rilanciata dal Daily Mail, anticipa un documentario per i 25 anni al potere dello “zar” e guida lo spettatore fra stucchi, specchi, lampadari scintillanti e piante esotiche.
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Il salone principale ospita un ritratto dello zar Alessandro III, soffici divani color crema e un pianoforte bianco a coda; Putin ammette di «suonarlo molto raramente». Seguono biblioteca in legno scuro, due camere da letto e persino una cappella privata, simboli di una ricchezza che stride con le difficoltà economiche di molti russi.
Secondo gli analisti del Carnegie Russia Eurasia Center, mostrare l’appartamento serve a rafforzare l’immagine di un leader stabile che «vive e lavora» nel cuore del potere: lo stesso Putin ha confidato di averci «passato la maggior parte delle notti negli ultimi tre anni». Il messaggio è chiaro: mentre infuria il conflitto in Ucraina, il comandante rimane saldo nella sua fortezza.
L’opulenza del Cremlino riaccende i riflettori sulla presunta “Reggia di Gelendžik”, il complesso da oltre un miliardo di dollari smascherato nel 2021 dall’oppositore Alexei Navalny e approfondito dall’OCCRP in una recente inchiesta. Rispetto a quel palazzo, la residenza moscovita appare «modesta», ma il tempismo del tour cerca di ridimensionare le accuse di corruzione.
Nell’ultimo bollettino dell’Intelligence del Ministero della Difesa britannico, Londra stima in oltre 250 mila i militari russi caduti dall’inizio dell’invasione. L’esibizione del lusso presidenziale ha suscitato critiche in Occidente e ironie sui social, mentre il Cremlino continua a definire la guerra «operazione militare speciale».
Le inchieste di Navalny e del consorzio OCCRP hanno stimato il costo della monumentale villa di Gelendžik in circa 1,3 miliardi di dollari, finanziati da oligarchi vicini al Cremlino tramite un labirinto di società offshore. Il progetto include eliporto, pista di go‑kart, vigneti e persino un tunnel segreto verso il mare: un contrasto (ancora più marcato) con l’austerità ostentata dal governo nelle politiche interne.
I documenti ufficiali parlano di uno stipendio annuo di poco superiore ai 120 mila euro e di un modesto appartamento a San Pietroburgo. Le stime indipendenti, però, ipotizzano un patrimonio occulto tra i 50 e i 200 miliardi di dollari, redistribuito fra fondazioni, conti esteri e proprietà intestate a parenti o amici di lunga data. Il divario fra dichiarato e reale alimenta da anni accuse di corruzione sistemica.
Dalla censura dei media indipendenti al potenziamento dei canali Telegram filogovernativi, la macchina della propaganda russa mira a plasmare il consenso interno. Il tour nell’appartamento dorato rientra in una narrazione che presenta Putin come garante di stabilità e custode dei valori tradizionali, mentre definisce l’invasione come «operazione militare speciale» per proteggere la popolazione russofona.
Classe 1980, Zarubin è il principale reporter politico di Rossiya 1. Negli ultimi anni è diventato la voce privilegiata di Putin, accompagnandolo in viaggi, esercitazioni militari e, ora, nelle stanze private del Cremlino. Il suo stile, al limite dell’agiografia, gli è valso critiche dai media indipendenti, che lo accusano di confezionare servizi studiati per esaltare l’immagine presidenziale.
Oltre alla celebre Sala di San Giorgio, dove si tengono le cerimonie di Stato, il complesso vanta la Sala di Facet, usata dagli zar per i banchetti; la Biblioteca di Nicola II, che conserva volumi antichi raramente mostrati al pubblico; e la Sala Andrej Gromyko, intitolata a uno dei più longevi ministri degli Esteri sovietici. Un patrimonio artistico spesso nascosto, che il tour di Putin ha solo sfiorato.