Un 27enne studente universitario cinese, residente in Giappone, è stato protagonista di un doppio salvataggio sul Monte Fuji in meno di una settimana.
Il giovane era stato inizialmente soccorso il 22 aprile dopo essersi trovato in difficoltà durante un’escursione fuori stagione. Quattro giorni più tardi, incredibilmente, è tornato sulla montagna per recuperare il suo telefono cellulare lasciato durante il primo salvataggio… finendo nuovamente nei guai e richiedendo un altro intervento di emergenza.
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Durante la prima ascensione, lo studente ha perso i ramponi, strumenti essenziali per affrontare le condizioni ghiacciate del Monte Fuji. Bloccato a circa 3.000 metri di altitudine sul versante della prefettura di Shizuoka, è stato evacuato in elicottero grazie all’intervento delle squadre di soccorso.
Il 26 aprile, armato di coraggio (e forse di incoscienza), il 27enne è tornato sul Monte Fuji per riprendere il cellulare e altri effetti personali lasciati sulla montagna.
Tuttavia, l’impresa si è conclusa male: è stato ritrovato da un altro escursionista all’ottava stazione del sentiero Fujinomiya, sofferente per i sintomi del mal di montagna. Ancora una volta, è stato trasportato d’urgenza su una barella fino alla quinta stazione e ricoverato.
Sui social giapponesi, la storia ha generato un’ondata di polemiche. Molti utenti si sono chiesti come fosse possibile ripetere un simile errore in così poco tempo e hanno invocato che il ragazzo debba pagare di tasca propria le spese dei soccorsi.
Il Monte Fuji, alto 3.776 metri, è ufficialmente accessibile agli escursionisti soltanto da inizio luglio a inizio settembre. Al di fuori di questo intervallo, la montagna si trasforma in una trappola pericolosa a causa della neve e del ghiaccio.
Per migliorare la sicurezza e ridurre l’affollamento, quest’estate entrerà in vigore una tassa di accesso di 4.000 yen (circa 28 euro).
In Giappone, i costi di un’operazione di soccorso in montagna possono essere molto elevati, soprattutto se viene richiesto l’intervento di elicotteri o squadre specializzate. Non esiste un sistema di soccorso gratuito come in altri Paesi: le spese possono raggiungere anche i 5.000-10.000 euro a seconda della complessità della missione. Alcune prefetture consigliano agli escursionisti di stipulare un’assicurazione specifica per le attività outdoor.
Scalare il Monte Fuji al di fuori del periodo ufficiale (luglio-settembre) è estremamente pericoloso. Le condizioni meteo diventano imprevedibili, con forti nevicate, ghiaccio, venti violenti e temperature sotto lo zero. I rifugi lungo i sentieri sono chiusi e i percorsi risultano spesso impraticabili. Le autorità sconsigliano vivamente l’escursione fuori stagione, anche agli alpinisti esperti.
Tra gli errori più frequenti commessi dagli escursionisti alle prime armi ci sono: sottovalutare le difficoltà del percorso, non controllare il meteo, partire senza equipaggiamento adeguato, sopravvalutare la propria forma fisica e non conoscere i sintomi del mal di montagna. Errori che, come nel caso del giovane studente sul Monte Fuji, possono trasformare un’escursione in un’emergenza.
Ogni anno si registrano decine di incidenti sul Monte Fuji, specialmente durante la stagione ufficiale. La maggior parte riguarda escursionisti che soffrono di malori, cadute, o che si perdono lungo i sentieri. I numeri aumentano drasticamente tra coloro che tentano l’ascensione fuori stagione, dove le condizioni proibitive rendono ogni errore potenzialmente fatale.
Il soccorso alpino in Giappone è gestito principalmente dalla polizia locale, supportata da vigili del fuoco e volontari addestrati. In casi complessi o ad alta quota, vengono utilizzati anche elicotteri di soccorso. A differenza di molti Paesi europei, l’intervento di emergenza non è gratuito e viene addebitato direttamente alla persona soccorsa, salvo che quest’ultima non abbia stipulato un’assicurazione ad hoc.