Cibo caduto a terra: la regola dei 5 secondi è una bufala? La scienza svela la verità

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Chi non ha mai sentito dire “se lo raccogli entro cinque secondi, lo puoi mangiare”? La famosa “regola dei 5 secondi” è da anni una scusa usata per giustificare un morso veloce a qualcosa finito sul pavimento. Ma ora uno scienziato svela: la contaminazione è praticamente istantanea.

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L’esperimento virale che smonta la regola

Nicholas Aicher, analista di controllo qualità e divulgatore su TikTok, ha condotto un esperimento pratico e condiviso milioni di volte. Ha posizionato piastre di Petri su un pavimento per diversi intervalli di tempo, da 0 a 60 secondi, poi le ha analizzate in laboratorio. Il risultato? Tutti i campioni, anche quello raccolto subito, presentavano crescita batterica. In altre parole: appena il cibo tocca terra, è già contaminato.

Gli studi scientifici lo confermano

Non è la prima volta che la scienza smonta questa leggenda urbana. Uno studio della Rutgers University, ad esempio, ha dimostrato che il trasferimento batterico può avvenire in meno di un secondo, e dipende anche da due fattori: l’umidità del cibo e la superficie su cui cade. Un pezzo di anguria su piastrelle umide assorbe molti più batteri rispetto a una caramella su un pavimento asciutto.

Attenzione ai rischi per la salute

Mangiare cibo caduto non è solo una questione di gusti personali: può diventare un pericolo per la salute, soprattutto per bambini, anziani o persone con sistema immunitario debole. “La regola dei cinque secondi è una semplificazione pericolosa”, avvertono gli esperti. I germi non aspettano: agiscono subito.

Anche altri studi recenti sorprendono il pubblico

La scienza continua a svelare curiosità sorprendenti: basti pensare a quando un team internazionale ha individuato la scena horror più spaventosa di sempre, monitorando i battiti cardiaci degli spettatori in laboratorio. Il risultato ha lasciato tutti senza fiato.
Oppure al mistero, risolto dopo 150 anni, del perché l’urina è gialla: una scoperta scientifica diventata virale che dimostra come la ricerca possa ancora sorprenderci ogni giorno.


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